“Lo pose in una mangiatoia” (Lc 2,7)... Mi sono sempre chiesto perché il Figlio di Dio sceglie di essere posto nella paglia. Paglia che, all’inizio, è parte di uno sconfinato prato verde, poi esile stelo capace di sorreggere una spiga gonfia di frutti e, al termine, il filo dorato steso in un campo che diverrà giaciglio per gli animali.
“Lo pose in una mangiatoia” (Lc 2,7)... Si è fatto adagiare in una mangiatoia come i nostri nonni facevano con i frutti acerbi, riponendoli in canestri colmi di paglia perché stessero al caldo...un po’ come (perché no !?) tra gli stracci o tra i cartoni dei barboni delle nostre città.
Un’ antica storia racconta che
…In mezzo al grano, un albero di sorbo s'alzava con tondi frutti e piccole foglie. Al più lieve vento la messe ondeggiava e le sorbe ben attaccate ai rami ridevano, sfacciate, delle spighe dai sottili steli che rischiavano di spezzarsi.
Impertinenti, maleducate, malignamente loro speravano che gli steli del grano, rimanessero sdraiati sul campo, rodendosi poi di rabbia quando le teste si rialzavano.
Vennero i mietitori a giugno e con le falci in pugno iniziarono a tagliar le spighe bionde e le sorbe, tingendosi di lieve rossore, gioivano liete fra le fronde, godendo senza cuore, quando la mietitrice poi le rese paglia.
Ma il sole, vedendo la cattiveria delle sorbe, tolse loro la sua carezza e il suo calore.
Passato agosto, venne settembre ad indorare gli ultimi frutti, rendendoli buoni da gustare, ma le sorbe rimasero acerbe e amare.
I contadini decisero, allora, di tagliare il sorbo in quanto lo consideravano un albero inutile, visto che non dava buoni frutti da gustare. Inoltre, i passi dell'autunno s'avvicinavano e più nessun frutto poteva maturare.
Presa l'ascia cominciarono a colpire il tronco, ma la flebile voce della paglia si fece udire consigliando ai contadini di coglier le sorbe dure e di deporle sul suo giallo cuore: con la forza del perdono si sarebbero riscaldate, con il sole dell'amore sarebbero maturate.
E così fu... le sorbe, pentite, cominciarono presto a mutare colore… rosse, gialle, maculate…, diventando frolle, tenere, dolci e deliziose da mangiare.
D’altra parte, solo il perdono e il pentimento possono rendere dolce e profumato il cuore di chi è stato aspro e crudele.
Nascosti nella paglia si matura più in fretta, perché la paglia è capace di restituire il sole ricevuto prima di essere falciata…
Per comprendere il Natale è, quindi, per noi necessario adagiarci su quella paglia, coglierne il profumo e sentirne il calore e le spigolature… Potrà sembrarci poca cosa, ma qui inizia la nostra fede: tra la paglia di una mangiatoia!
Fede, a volte, esile come un filo di paglia ma che già ci invita ad essere come Lui che ne ha fatto l’imbottitura del suo primo trono, come Lui che si è fatto più umile della paglia, insegnando a perdonare ogni passo indietro, ogni cattiveria e offesa. Se ci lasciamo avvolgere da Lui, anche noi sapremo, come la paglia, accogliere e perdonare.
Se poi, passando dalla stalla, un filo di paglia ci si attaccherà addosso, non gettiamolo via: partendo da quell’esile stelo, potremo cambiar noi e il mondo, riuscendo a tirarci fuori da ogni crisi economica o morale che sia.
Ma è un'altra storia … per quest’anno, fate Natale tra la paglia!